La nuova Guardia costiera e di frontiera europea
01/02/2017
Rubrica a cura dello Studio Legale Mordiglia, Genova - Milano - www.mordiglia.it - mail@mordiglia.it
Il Consiglio
dell’Unione Europea, di concerto con il Parlamento Europeo, ha approvato in
data 20 luglio 2016 il nuovo pacchetto relativo alla guardia costiera e di
frontiera europea, volto ad incentivare la cooperazione delle autorità nazionali
di guardia costiera e di controllo delle frontiere marittime.
L’obiettivo
primario che ha ispirato la riforma del sistema precedente (c.d. “Programma
Frontex”) risponde all’esigenza di assicurare, a livello europeo,
l’amministrazione integrata delle frontiere esterne: lo sviluppo di un sistema
di controllo congiunto dovrebbe infatti favorire una gestione più efficace del
fenomeno migratorio, innalzando il livello di sicurezza all’interno dell’Unione
Europea e salvaguardando il fondamentale principio comunitario della libera
circolazione delle merci e delle persone.
La soluzione a
tal fine prescelta dalle istituzioni comunitarie passa innanzitutto dal
rafforzamento della cooperazione tra l’Agenzia europea della guardia costiera e
di frontiera (istituita con il “Programma Frontex”) e le autorità nazionali
preposte alla sorveglianza ed alla gestione dei rispettivi confini.
Al fine di
massimizzare le potenzialità del nuovo programma comunitario, è inoltre
previsto il contestuale allineamento dei mandati dell’Agenzia europea di
controllo della pesca e dell’Agenzia europea per la sicurezza marittima: i loro
interventi andranno dunque coordinati con le scelte operative adottate dalla
nuova Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera.
Grazie alla
revisione dell’apparato organizzativo preposto al controllo delle frontiere, quest’ultima
assume così un ruolo centrale: le sue attribuzioni spaziano infatti da compiti di
natura programmatica a mansioni di natura strettamente operativa.
In merito alle
competenze di natura programmatica, l’Agenzia è tenuta all’elaborazione di una
strategia d’azione mirata ad operazioni di sorveglianza congiunte con le
Autorità nazionalmente competenti, ottimizzando gli sforzi ed evitandone
l’inutile duplicazione; quanto invece ai compiti di rango operativo, all’Agenzia
viene per la prima volta riconosciuta la facoltà – laddove le circostanze del
caso lo richiedano – di intervenire in via diretta, così garantendo pronta ed
efficace assistenza a tutti gli Stati membri interessati.
Oltre che dall’opportunità
(se non dalla necessità) di cogliere le nuove sfide del futuro in materia di
immigrazione e di commercio internazionale, la scelta di predisporre un nuovo
pacchetto in tema di frontiere esterne nasce dagli scarsi risultati conseguiti
con il Programma Frontex, le cui numerose criticità hanno indotto gli organi comunitari
a rivedere la struttura interna delle Agenzie a ciò preposte e ad ampliarne le
competenze.
Limitandosi al problema
dell’immigrazione, basti osservare che – secondo un recente rapporto della
Commissione Europea – le persone che tra il gennaio ed il novembre 2015 hanno
attraversato illegalmente le frontiere esterne dell’Unione Europea si aggirano
intorno a 1,5 milioni, il massimo mai registrato.
La volontà di
realizzare un nuovo corpus normativo in
materia trae dunque origine anche da finalità pratiche: d’altra parte, uno
spazio senza frontiere interne è sostenibile soltanto ove si provveda
efficacemente alla sicurezza ed alla protezione delle frontiere esterne, come
giustamente evidenziato il 9 settembre 2015 dal Presidente della Commissione
Europea Jean Claude Juncker in occasione del Discorso sullo stato generale
dell’Unione.
L’analisi delle
carenze relative al Programma Frontex ha così costituito la base di partenza
per il miglioramento della strategia comunitaria in tema di frontiere esterne.
In sede di
analisi, le principali criticità del Programma precedente sono state
individuate nell’impossibilità per l’Agenzia di acquisire risorse proprie, di
disporre di personale operativo proprio (potendo contare soltanto sui contributi
degli Stati membri) e di condurre a propria discrezione operazioni di ricerca e
di salvataggio.
Tra i vari
rimedi introdotti in proposito dal nuovo pacchetto normativo, si segnalano in
particolare le seguenti novità:
effettuazione di analisi periodiche dei rischi e valutazioni obbligatorie della vulnerabilità delle frontiere (con pieno accesso ai sistemi di informazione nazionali);
raddoppiamento del personale permanente dell’Agenzia ed acquisizione di un parco attrezzature tecniche ad uso esclusivo della stessa;
facoltà di intervento diretto dell’Agenzia in situazioni di urgenza, con azioni sul campo anche nel caso in cui uno Stato membro non possa o non voglia prendere le misure necessarie;
possibilità di avviare operazioni congiunte con Paesi terzi confinanti;
istituzione di un nuovo ufficio preposto all’invio di squadre europee di intervento per il rimpatrio;
collaborazione con altre agenzie comunitarie ed organizzazioni internazionali in materia di prevenzione del terrorismo.
Il notevole
rafforzamento degli strumenti predisposti dall’Unione Europea in tema di
frontiere esterne assicura la protezione di interessi di natura eterogenea.
In primo
luogo, la gestione integrata e congiunta dei confini comunitari garantisce la
tutela della libera circolazione delle persone, la quale rappresenta
probabilmente la principale vittoria dell’integrazione comunitaria.
In secondo
luogo, l’attribuzione all’Agenzia di un proprio parco di attrezzature tecniche
e della facoltà di intervenire direttamente in situazioni di urgenza
contribuiscono ad arginare lo sviluppo di attività di commercio illegali,
spesso occasionate dalla mancanza di un controllo preventivo e strutturato alle
frontiere. Tali scelte operative consentono altresì di preservare un altro asse
portante della politica comunitaria: la libera circolazione delle merci.
Infine, le
novità introdotte dal nuovo Regolamento apportano significativi benefici anche
al settore del diritto marittimo: l’aumento degli sforzi per il salvataggio e
per l’assistenza in mare, nonché la loro attuazione mediante operazioni concordate
a più livelli, implicano infatti una maggiore prontezza di intervento ed una
più efficace limitazione dei danni conseguenti ai sinistri marittimi.
In
conclusione, l’adozione del nuovo pacchetto comunitario in tema di frontiere
esterne segna un importante passo avanti per la tutela di alcuni fondamentali
valori dell’Unione Europea, assicurando la contestuale protezione di interessi
pubblici (libera circolazione delle persone), commerciali (libera circolazione
delle merci) e di settore (prevenzione degli incidenti in mare), fornendo così
una risposta più efficace alle numerose sfide del settore marittimo.