Porti: una riforma con molte luci e qualche ombra
24/05/2016
Rubrica a cura dello Studio Legale Cuocolo, Genova-Milano - www.cuocolo.it - studio@cuocolo.it
Il parere reso nei giorni scorsi
dal Consiglio di Stato sullo schema di decreto di riforma delle autorità
portuali conferma un’impressione già molto diffusa tra gli operatori del
settore: cioè che si tratti di una riforma con molte luci e qualche ombra. Ecco
gli aspetti più rilevanti evidenziati dai magistrati.
1) Innanzitutto, il Consiglio di
Stato apprezza espressamente l’approccio con cui il Governo ha affrontato la
riforma, inserendola nel più ampio disegno di riordino della pubblica
amministrazione portato avanti dalla legge Madia. In particolare, il Consiglio
di Stato «sostiene ed incoraggia» la visione dell’amministrazione pubblica
fatta propria dal decreto, cioè l’idea di una pubblica amministrazione che non
si limiti ad esercitare funzioni
autoritative e gestionali, ma miri «anche a promuovere crescita, sviluppo e competitività».
2) In secondo luogo, il parere
esprime apprezzamento per la semplificazione burocratica attuata dalla riforma,
soprattutto mediante la creazione dello Sportello unico. In vista di una
maggiore semplificazione, i magistrati invitano tuttavia il Governo ad
attribuire a tale ufficio tutti i procedimenti amministrativi ed autorizzativi,
compresi quelli riguardanti le attività commerciali e industriali (attualmente
esclusi).
3) I giudici di Palazzo Spada, poi,
approvano il superamento della frammentazione della governance portuale, attuato
attraverso l’istituzione delle Autorità di sistema portuale (AdSP). Solo un
approccio integrato, infatti – si legge nel parere – può consentire ai porti
italiani di far fronte alle sfide rappresentate dal gigantismo navale e dalla competizione
con gli scali del Nord Europa.
4) Negativo è, invece, il giudizio
su alcuni dei correttivi introdotti per cercare di attenuare o ritardare il
passaggio dall’attuale sistema “frammentato” al modello “integrato” disegnato
dalla riforma. In particolare, i magistrati bocciano la possibilità di
istituire Uffici territoriali (una sorta di sedi distaccate delle AdSP) nelle
città ex sedi di autorità portuali. Tale possibilità, infatti, potrebbe
vanificare l’intento di razionalizzazione perseguito dalla riforma, portando ad
una moltiplicazione dei centri decisionali e, quindi, al mantenimento dello
status quo.
5) Analogamente, viene criticata la
proposta di alcune Regioni di rinviare fino a 36 mesi l’entrata a regime della
riforma. Una proroga così lunga dell’attuale frammentazione, infatti, secondo i
magistrati, potrebbe vanificare i benefici contenuti nel decreto.
6) Infine, il Consiglio di Stato, facendo
proprie alcune delle osservazioni avanzate dai Governatori in sede di
Conferenza Stato-Regioni, invita il Governo ad inserire il decreto sulla
governance in un complesso più ampio di riforme, che comprenda in particolare
la riforma degli interporti, una nuova disciplina dei dragaggi ed il tanto
atteso regolamento sulle concessioni portuali. Ciò nella consapevolezza che le
innovazioni introdotte dal decreto in materia di governance – per quanto «importanti
e condivisibili» – da sole non sono sufficienti per dare slancio ad un settore
centrale per lo sviluppo economico del Paese.
Lorenzo Cuocolo
Francesco Gallarati
Studio
Legale Cuocolo
L'articolo è apparso sul Secolo XIX del 15.5.2016