Porto di Genova 9,5 miliardi di valore aggiunto e 122 mila occupati in Italia
30/05/2016
Il Porto di Genova è uno dei principali scali europei ed è il primo a livello italiano nel settore container
(oltre 2,2 milioni di TEU nel 2015). Ogni anno vengono movimentate 51,3
milioni di tonnellate di merce e si contano oltre 6.000 accosti/anno.
Ogni giorno entrano/escono dai varchi portuali 4.000 camion e 30 treni.
Ma quali sono gli effetti economici e sociali
di questi traffici? Lo studio curato dal Raggruppamento formato da
Nomisma-Prometeia-Tema per conto dell’Autorità Portuale di Genova
presentato oggi fornisce adeguate risposte a proposito degli impatti
della filiera portuale genovese sulla città metropolitana
di Genova, sulla Liguria e sul Paese intero.
La fotografia resa dallo studio dimostra che a
livello nazionale il Porto di Genova genera effetti diretti, indiretti e
indotti per oltre 9,5 miliardi di euro di valore aggiunto e crea
122.200 unità di lavoro. Per quanto riguarda la
regione Liguria, emerge una produzione di 10,9 miliardi di euro per 4,6
miliardi di euro di valore aggiunto e un impiego di 54.000 unità di
lavoro. Il peso – a livello regionale – della filiera portuale di Genova
è il 10,8% del valore aggiunto e 8,3% dell’occupazione.
Stringendo lo sguardo alla sola Città Metropolitana di Genova, gli
effetti complessivi per il territorio raggiungono i 3,2 miliardi di euro
di valore aggiunto e le 37.000 unità lavorative. Nel complesso essi
sono il 12,6% del valore aggiunto e il 9,7% dell’occupazione.
È significativo considerare come la filiera
portuale trattenga al suo interno il 60,9% degli effetti complessivi del
Porto in termini di valore aggiunto. Il restante 39,1% si riverbera nei
seguenti settori: attività immobiliari (9,6%),
commercio all’ingrosso (3,9%), servizi di alloggio e ristorazione
(3,3%), attività di noleggio e leasing (2,1%), servizi finanziari
(1,6%), attività di studi di architettura e ingegneria (1,2%), attività
ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative
(1,0%) e servizi di investigazione e vigilanza, attività di servizi per
edifici e per paesaggio e attività di supporto alle imprese (1,0%).
“È importante considerare – commenta Francesco Capobianco, project manager di Nomisma – come, per tutti i dati aggregati, più della metà degli effetti
complessivi si riverberi al di fuori dei confini liguri, a dimostrazione
della valenza strategica nazionale dell’infrastruttura genovese”.
In particolare, a fronte delle 54.000 unità di lavoro
liguri, sono attivate dal porto di Genova anche 22.500 unità di lavoro
in Lombardia, 13.000 in Piemonte, 7.600 in Emilia Romagna, 5.600 in
Toscana, 5.100 in Veneto e 14.100 nelle rimanenti regioni. “È la prima volta che viene realizzata un’elaborazione attraverso un
modello input-output multi regionale che ha permesso di fotografare
l’impatto diretto/indiretto/indotto della filiera portuale sia a livello regionale che nazionale”,
dichiara Massimo Guagnini, Partner di Prometeia.
Lo studio ha valutato anche gli effetti
complessivi del nuovo Piano Regolatore Portuale varato dall’Autorità
portuale per la Liguria. Questi raggiungeranno i 940 milioni di euro di
valore aggiunto (2,2% del totale regionale) e una
crescita di 18.000 unità di lavoro (2,8% del totale regionale). Tutto
questo a fronte di un piano di investimenti per circa 2 miliardi di
euro. Il programma di investimenti previsto dal nuovo Piano Regolatore
Portuale comporterà un aumento della produzione
di circa 6,1 miliardi di euro e un valore aggiunto di 1,9 miliardi di
euro con un aumento occupazionale di +42.000 unità.
"Questo importante studio, che sarà parte integrante della Valutazione Ambientale del Piano regolatore - ha commentato il direttore Pianificazione e Sviluppo dell'Autorità Portuale Marco Sanguineri -dà
la misura di un patrimonio costruito nel tempo che, per essere
preservato e sviluppato, necessita di un impegno costante da parte di
tutta la comunità. In questo senso
è uno studio che richiama la responsabilità di tutti per lavorare per
il futuro del porto".