Autoproduzione e manodopera: il tentativo dell’AGCM di aprire il dibattito

31/01/2025

Autoproduzione e manodopera: il tentativo dell’AGCM di aprire il dibattito

Rubrica a cura dello Studio Legale Cuocolo, Genova - www.cuocolo.it - studio@cuocolo.it

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), ha recentemente presentato al Parlamento delle “proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza – anno 2024” con le quali ha evidenziato alcune problematicità in ambito portuale nel tentativo di porvi soluzione. Spicca in particolar modo la proposta concernente il tema dell’autoproduzione e della manodopera.

Formano oggetto di operazioni e servizi portuali, e quindi, di possibile autoproduzione “il carico, lo scarico, il trasbordo, il deposito, il movimento in genere delle merci e di ogni altro materiale, svolti nell'ambito portuale. Sono servizi portuali quelli riferiti a prestazioni specialistiche, complementari e accessorie al ciclo delle operazioni portuali. I servizi ammessi sono individuati dalle Autorità di sistema portuale, o, laddove non istituite, dalle autorità marittime, attraverso una specifica regolamentazione da emanare in conformità dei criteri vincolanti fissati con decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione”

Ai sensi dell’art. 16 della Legge n. 84 del 28 gennaio 1994 (Legge Portuale), è fatto divieto agli operatori portuali di svolgere operazioni e i servizi quando è possibile rivolgersi ad imprese autorizzate dell’agenzia per la fornitura di lavoro portuale temporaneo o ad altre imprese autorizzate.

Secondo l’AGCM è proprio la presenza di siffatto divieto che rende i porti italiani poco competitivi, infatti, nel caso in cui debbano essere svolte delle operazioni portuali, i tempi di permanenza delle imbarcazioni nei porti risultano mediamente più lunghi rispetto ai tempi registrati negli altri Paesi. Ciò in quanto gli operatori - in virtù del sopra richiamato art. 16 della Legge n. 84 del 28 gennaio 1994 - non possono usufruire del proprio personale di bordo, dovendo invece rivolgersi alle imprese autorizzate presenti nei registri dell’Autorità di Sistema Portuale, ovvero delle Autorità Marittime, con conseguente aggravio di costi a carico delle diverse compagnie di navigazione.

La soluzione proposta dall’Autorità si sostanzia nell’ incremento della flessibilità nell’espletamento delle operazioni, attualmente limitate a causa dalla sopracitata normativa che vieta lo scambio di manodopera tra diverse aree demaniali concesse a una stessa impresa o a soggetti ad essa collegati. In concreto, la proposta prevede la modifica della normativa portuale, in particolare l’eliminazione del suddetto divieto. In tal modo, il ricorso all’autoproduzione verrebbe lasciato alla totale discrezione degli operatori portuali.

Sulla proposta, tuttavia, è intervenuto il dictat del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il quale ha dichiarato che La proposta non risulta coerente con il meccanismo autorizzatorio previsto dall’attuale disciplina. (…) Tra i fattori dirimenti si segnala la mancata estensione ai vettori marittimi dei requisiti di carattere personale, tecnico, organizzativo, di capacità finanziaria, di professionalità richiesti agli operatori e alle imprese ai fini del rilascio dell’autorizzazione, che potrebbe determinare riflessi negativi sulla sicurezza del lavoro. La stessa presenza di personale di tabella “fuori dalla nave”, tra virgolette, appare, infatti, destinata a incidere sugli aspetti connessi alla sicurezza della navigazione”. La ratio sottesa al non accoglimento della proposta formulata dall’AGCM è rinvenibile nella volontà di aprirsi ad una riforma del settore che mantenga alti gli standard di sicurezza sul lavoro, in particolar modo, durante lo svolgimento di operazioni portuali.


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